Vasic, fortemente Vasic, fortissimamente Vasic: la storia del talento biancoscudato
Aljosa Vasic si è raccontato ai microfoni di Telenuovo. In collegamento dal municipio di San Giorgio delle Pertiche, comune in cui vive con papà Zeljko, mamma Sladana e il fratello Oghi, il centrocampista ha condiviso le grandi emozioni che sta vivendo in questo bellissimo inizio di campionato, suo personale e del Padova.
“Sì un inizio importante per me e per la squadra che ha conquistato 4 vittorie in 5 partite – ha commentato durante la diretta di “Supermercato” – Voglio continuare a dare il mio contributo. Mister Caneo, dal primo giorno, ci ha dato un’identità precisa, un gioco che ci permette in questo momento di fare la differenza tutti insieme. Ognuno ha le sue responsabilità in campo, dobbiamo solo continuare ad ascoltarlo. Lunedì prossimo con la Feralpi sarà scontro diretto per la vetta e dovremo dare il massimo contro un avversario di categoria, che negli ultimi anni ha sempre fatto i playoff e ha qualità”.
VASIC, LE ORIGINI. Aljosa è nato a Camposampiero il 21 aprile del 2022 ed è cresciuto a San Giorgio delle Pertiche, dove ha fatto sia le scuole elementari che le medie. I primi calci al pallone li ha tirati all’Airone, società locale che ora si chiama Cavinese. “Ho giocato qui fino alla quarta elementare – ha raccontato – la mia fortuna era di avere un fratello più grande (è del 1999, ndr) che mi ha portato con lui. Poi sono riuscito ad arrivare al calcio Padova. E qui sono rimasto”. Fino alla Primavera, Vasic ha giocato attaccante. L’intuizione di spostarlo a centrocampo è stata dell’allenatore Gualtiero Grandini. “Quando facevo la seconda punta riuscivo a fare tanti gol e mi trovavo bene. E’ proprio grazie a quei gol che mi sono guadagnato prima qualche allenamento e poi, un po’ alla volta, un posto stabile in prima squadra”. L’esordio in campionato nel 2020 nella sfida a Cesena vinta 2-0 dagli uomini di Mandorlini. Un mese prima l’esordio anche in Coppa Italia a Frosinone. Ora Caneo l’ha messo esterno nel centrocampo a 4. “Ad inizio stagione dovevo fare la coppia con uno dei due centrocampisti centrali, poi, dopo l’infortunio di Niko, sono stato spostato a destra: mi sono messo in gioco e sto raccogliendo tante soddisfazioni. Sono molto contento ma devo continuare così. Il mio idolo? Mister Mandorlini mi diceva che somiglio a Jorginho. Lui è veramente forte e ha sta facendo una carriera importante, è esempio per tutti. Da piccolo seguivo sempre Ronaldinho, ora mi piace molto Milinkovic Savic”.
IL PRIMO GOL IN PRIMA SQUADRA SEGUITO SUBITO DAL SECONDO. In sette giorni Vasic è riuscito a realizzare due volte il sogno che aveva fin da bambino: segnare un gol con la prima squadra. “Non riesco neanche ad esprimere a parole l’emozione che ho provato, ce l’ho dentro e me la tengo stretta. Fare gol all’Euganeo, nel mio stadio, e poi farne un altro solo sette giorni dopo è stato fantastico. Il secondo poi ha portato alla vittoria”. In entrambi i casi l’esultanza è stata unica: Aljosa si è portato la mano all’orecchio mimando la cornetta del telefono. “Ho fatto quel gesto perché in serbo ‘Alo’, che è il mio soprannome, vuol dire ‘pronto’ e si dice quando si risponde al telefono”.
IL GIOCO DI CANEO. “Quest’estate la partenza è stata difficile, è normale quando cambi tanto. Ovviamente è ancora lunga la strada che dobbiamo percorrere ma ascoltando l’allenatore abbiamo iniziato ad acquisire una nostra precisa identità. Dobbiamo continuare ad ascoltarlo e a lavorare. In che cosa è diverso il suo gioco? Difendiamo tutti insieme e attacchiamo tutti insieme, facendo continuamente pressione e lavorando con le nostre catene di destra e di sinistra.
IL DOPPIO PASSAPORTO. Vasic è nato in Italia ma la sua famiglia è originaria di Banja Luka, in Bosnia. “Noi siamo serbi – ha puntualizzato – Papà, dopo 5 anni di guerra, è venuto in Italia nel 1997 per trovare lavoro e far crescere la nostra famiglia qui. Nel 1999 mio fratello è nato in Bosnia poi, dopo che nel 2000 loro tre si sono trasferiti definitivamente in Italia, nel 2002 sono nato io. Hanno fatto tanti sacrifici per me, portandomi a giocare dappertutto e non mi hanno mai fatto mancare nulla, esortandomi sempre a impegnarmi e a dare il massimo. In che nazionale vorrei giocare? La nazionale serba, per i nonni, per la famiglia. L’Italia mi ha cresciuto ma questo è il desiderio che ho dentro”.