Padova calcio di Carlo Della Mea , 21/07/2025 9:12

IN RITIRO | Dirigenza non pervenuta: che peccato. A Pieve vince ancora la spontaneità del tifo

Giovane tifoso a Pieve di Cadore
Giovane tifoso a Pieve di Cadore

Venticinque euro per una maglietta. Altrettanti per un pallone. Altri quindici per una bandiera, o una sciarpa. E un cappellino per ripararsi dal sole, no? Altri venti euro. Facciamo che se a Pieve di Cadore ci fosse stato un temporary store, un corner, o anche semplicemente un banchetto… cento euro, soldo più soldo meno, sarebbe quello che avrei speso per bardare mio figlio di biancoscudato. Del resto, era il suo primo ritiro a seguito del Padova: da giovanissimo tifoso come sta crescendo, quella del 20 luglio poteva essere una domenica da ricordare negli anni con dei gadget che sì, poi magari sarebbero finiti in fondo all'armadio. Ma che ritrovati un giorno avrebbero aiutato a dire: “Ma che bella è stata, quella giornata in montagna a vedere il Padova con gli amici e con papà”. E invece. 

E invece il Calcio Padova a Pieve di Cadore - nell'estate della promozione in Serie B! - sembra invisibile. Non si trova il bianco o il rosso lungo le strade. Non ci sono cartelli, né di “Benvenuto!” né di “Grazie!". In centro al paese troneggia piuttosto una vetrina di una banca dedicata alle vittorie di Sinner, che fa da sponsor pure all'istituto di credito. Non c'è traccia di incontri o saluti istituzionali. E per arrivare al campo dove il Padova si allena, si seguono le indicazioni dei segnali stradali, nulla che faccia capire che quella è la casa estiva del Biancoscudo. Lo si capisce solo una volta che ce lo si trova davanti, per i tanti adesivi appiccicati a balaustre e pali. E per una tribuna, non a norma, a cui da anni nessuno può accedere: ricorda così bene l'Euganeo…

Del resto, la noncuranza si racconta bene con l'assenza a Pieve di Cadore di tutta (tutta!) la dirigenza di viale Rocco. Abituati, oramai, a quella del patron franco-armeno, fa impressione che alla prima uscita stagionale (della squadra neopromossa in Serie B, ricordiamolo ancora) non si sia visto il presidente Peghin, non siano comparsi consiglieri o soci, non sia arrivata l'amministratore delegato Bianchi. A Pieve non c'era nemmeno il direttore sportivo Mirabelli, ma questo era più che prevedibile, visto che è scomparso dalle pubbliche scene da mesi: al campo si trova sempre il suo vice, però, Sandro Porchia, disponibile e punto di riferimento del e per il gruppo-squadra. Ecco, il gruppo-squadra sì che c'è tutto e merita lodi: dallo SLO ai team manager, dai magazzinieri ai giocatori. Sorridenti, e loro sì felici di vedere centinaia di tifosi arrivati a scoprire il nuovo Padova, e a celebrare chi dei calciatori è rimasto dopo la cavalcata fino alla Serie B. 

E così, alle assenze assordanti, risponde il tifo di chi nel Biancoscudo ripone la fede. Chi ha organizzato un pullman per salire in Cadore. Chi ha preparato panini e bibite e ha predisposto tutto per una domenica in montagna. Chi si è goduto l'ospitalità di Pieve di Cadore e dei suoi ristoratori, e della ASD Sottocastello, sempre ottimi padroni di casa. Chi la domenica ha srotolato striscioni e appiccicato adesivi. Chi ha portato colore. Chi ha acceso fumogeni. Chi ha allestito un bar improvvisato. Chi si è tenuto i cento euro in tasca ma ne ha investiti una parte in birrette da offrire. Chi è arrivato al sabato e poi ha dormito in macchina. E alla domenica se n'è andato, senza nemmeno vedere l'allenamento congiunto, perché tanto la squadra l'aveva già salutata. Del resto chi ci crede lo sa: più che molto, la presenza è tutto