L'ANALISI | Padova, vizi e virtù della squadra di Andreoletti nell'esordio ad Empoli

L'esordio non è andato come si sperava. Ad Empoli è arrivata una sconfitta che però, vista la caratura dell'avversario, deve “bruciare” il giusto. Deve cioè mettere il Padova nella condizione di analizzare gli errori commessi con la serenità e la consapevolezza di chi ha il tempo e il modo di aggiustare le cose che non hanno funzionato.
Diversi aspetti della prima in B vanno salvati. Su altri bisogna lavorare.
L'analisi di Martina Moscato nel blog di Telenuovo
"La buona notizia è che ci sono buone notizie. E più di una. Il Padova, ad Empoli, al cospetto di una delle squadre che si giocherà la promozione in serie A, da dove è scesa dopo avervi disputato 4 stagioni consecutive, ha disputato un primo tempo più che all’altezza. Mettendo in campo l’intensità chiesta a gran voce dall’allenatore in settimana, procurandosi due palle gol nitidissime con Di Maggio e Capelli, scendendo in campo, da neopromossa, senza alcun timore reverenziale e con le idee chiare. Non era così scontato che succedesse: in campo, dalla parte biancoscudata, c’erano nella formazione titolare ben 8 giocatori che la B non l’avevano mai vissuta prima, da Mattia Fortin a Mattia Bortolussi, passando per Lorenzo Villa, Alessandro Capelli, Pietro Fusi, Luca Di Maggio, Carlo Faedo e Kevin Varas che ha messo insieme la sua prima volta in cadetteria con la sua prima partita con la fascia di capitano al braccio. Tutti promossi a pieni voti sul fronte dell’approccio alla partita, con la piacevole emozione della costruzione del momentaneo pari avvenuta ad opera di Faedo, Varas e Bortolussi, tre giocatori della vecchia guardia. Elementi che fanno dire, tutto sommato, “buona la prima” nonostante il risultato finale di sconfitta, anche perché era importante soprattutto constatare che il nuovo Padova non è neanche lontano parente di quello visto contro il Vicenza in Coppa Italia all’Euganeo, un Padova che aveva un po’ preoccupato per i troppi errori tecnici e per le tante corse a vuoto, ma soprattutto per l’assenza negli occhi dei giocatori di quel “veleno” (termine molto caro ad Andreoletti) che era stato l’anno scorso ingrediente fondamentale per la cavalcata nel campionato di serie C, per riuscire a respingere ogni assalto del Vicenza, per riprendersi il primo posto quando sembrava i berici se lo fossero ormai accaparrato.
C’è però anche qualche notizia un po’ meno bella, con all’interno però la bella notizia che c’è tutto il tempo per correggere e migliorare. La sfida del Castellani ha subito impartito al Padova una lezione da imparare in fretta: la serie B non perdona, esige molto di più sotto tutto gli aspetti e, di sicuro, non basta un tempo fatto bene per pensare di poter portare a casa la partita. Nella ripresa i biancoscudati hanno pagato cari tutti gli errori commessi: oltre che dal “veleno”, quindi, che si è rivisto, non si può prescindere dall’ordine e dalla disciplina tattica. Non si possono prendere due gol su palla inattiva in maniera praticamente identica e non ci si può sbilanciare così per la troppa frenesia di andare a recuperare il risultato. Detto questo, è chiaro che la partenza di Filippo Delli Carri (che sarebbe stato un altro novizio in serie B ma era diventato negli ultimi due anni e mezzo un punto di riferimento imprescindibile al centro della retroguardia per gli altri compagni di reparto e per la squadra intera) ha lasciato qualche strascico di troppo, che ancora non è stato risolto. Probabilmente è davvero il caso di utilizzare l’ultimo slot disponibile negli over per aggiungere esperienza al reparto arretrato. L’ultima considerazione è più una sensazione che un giudizio: che questo Padova non possa prescindere, oltre che dal "veleno" e dall'ordine, da alcuni elementi chiave, sotto tutti i punti di vista, quelli che nei momenti più difficili dell’anno scorso si sono caricati la squadra sulle spalle sia in campo che in spogliatoio: uno di questi è Lorenzo Crisetig".
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