L'oro del Padova? L'allenatore giusto nel posto giusto

Hai voglia a dire che gli allenatori non sono importanti, che conta di più la società, la squadra, la forza della tradizione. Come se Grosso (faccio un esempio che conosco bene) fosse la stessa cosa di Juric…
Invece gli allenatori sono fondamentali. Tramutano squadre fortissime in un'accolita di brocchi, ma hanno anche la capacità di fare il contrario.
Per molti anni, credo, il problema più grande che ha avuto un ds bravo, preparato e fantasioso come Sean Sogliano sia stata proprio la panchina. Un problema che si è trascinato dietro in tutte le sue esperienze da Verona in poi e che spesso lo ha danneggiato nel suo curriculum personale. La lista è lunga e purtroppo si è trascinata fino al Padova. Non che tutti i tecnici scelti da Sogliano siano state delle ciofeche, per carità, ma spesso si sono rivelati uomini sbagliati nel posto sbagliato.
Sean non è stato fortunato, o meglio, credo pensasse sempre di poter correggere i tecnici con le sue direttive e/o consigli. Qualche volta c'è riuscito, spesso no. Inutile ripassare l'ultima stagione. L'impressione che qualcosa si fosse rotto tra la squadra e Mandorlini è ormai più che evidente, nonostante i giganteschi sforzi di Sogliano di correggere il trend. Sforzi che hanno portato a giocarsi due volte la promozione, ma che alla fine della fiera, hanno lasciato l'idea che sia stato il Padova a perdere il campionato e non le altre a vincerlo.
Tutta questa premessa per arrivare al nocciolo della questione. Quest'anno sulla panchina del Padova è arrivato un allenatore… da Padova. Conosco bene Massimo Pavanel. Prima di tutto ne conosco lo spessore umano, la profondità del pensiero e poi ne stimo la passione calcistica, la grande capacità di coinvolgere i giocatori, di entrare nel loro sentire e di trasferire le nozioni calcistiche nelle loro menti.
Massimo è un ragazzo umile che non ha mai avuto fretta di arrivare. A Verona, per qualche settimana, si parlava di lui come possibile sostituto di un Mandorlini in serie A e Massimo con grande sincerità, invece di scalpitare e sgomitare come avrebbero fatto altri, mi disse semplicemente: “Non sono ancora pronto”.
Lo avessero tenuto, sarebbe rimasto a vita nella Primavera del Verona, invece è andato a far battaglia ovunque. Ad Arezzo, potessero, gli farebbero una statua in mezzo alla città per quello che riuscì a dare in mezzo a una vera e propria tragedia societaria, a Trieste fu sfortunato, ma fece grande calcio e una partita memorabile in amichevole con la Juventus, un mese prima il suo inspiegabile esonero. A Salò, l'anno scorso, ha fatto un piccolo miracolo, portando ai play-off una squadra costruita con un budget limitatissimo e molte scommesse.
Ora è pronto. Lo ha detto lui stesso, accettando l'offerta di Sogliano. Pronto per il Padova e per fare un salto definitivo di carriera. L'uomo giusto, nel posto giusto. Finalmente.