Padova calcio di Redazione , 28/05/2024 9:32

MOSCATO | Ancora lacrime e... serie C. Analisi dell'ennesima disfatta del Padova VIDEO

Lacrime e serie C

Per il quinto anno consecutivo il Padova non ha centrato l'obiettivo della promozione. 

La dirigenza a questo punto è chiamata a metterci la faccia: per spiegare ad una piazza sempre più delusa, anche nei suoi tifosi più assidui, come intende ripartire.

Ecco l'analisi di Martina Moscato sul blog di Telenuovo

"E’ finita così, tra le lacrime di chi voleva più di ogni altra cosa raggiungere la serie B con la maglia biancoscudata perché la ama visceralmente, tra la comprensibile rabbia dei tifosi che ancora una volta ci hanno creduto fino alla fine, cantando, incitando, sventolando bandiere ed esibendo sciarpate. Per il quinto anno consecutivo il Padova non è riuscito a conquistare la serie B, fermandosi ai quarti di finale contro il Vicenza. Fa male, fa tanto male, perché l’avversario era il Vicenza e ha vinto in entrambe le sfide, perché dopo un intero girone d’andata senza conoscere sconfitta e dopo una rincorsa al Mantova tenuta viva fino a metà del girone di ritorno le aspettative erano ben diverse. I sogni avevano giustamente iniziato a decollare. Cosa sia successo poi è sotto gli occhi di tutti: lo 0-5 contro il Mantova, il mercato di gennaio che ha in qualche modo intaccato un equilibrio che era stato raggiunto dall’allenatore con duro lavoro e particolare attenzione ai dettagli, il cammino in Coppa Italia che si è sovrapposto al campionato, con la doppia finale col Catania finita male, sia per l’invasione di campo di alcuni supporters etnei con lancio di fumogeni contro i tifosi del Padova all’andata all’Euganeo che ha freddato la tifoseria, sia per la sconfitta al “Massimino” del ritorno con i due gol decisivi degli etnei segnati a un soffio dal novantesimo e a ridosso della fine dei supplementari. Infine, ultimo ma non ultimo, il cambio del tecnico a tre giornate dalla fine, con l’esonero di Vincenzo Torrente e l’arrivo, per la seconda volta dopo la parentesi di due anni fa, di Massimo Oddo.

Ancora una volta la piazza è chiamata a raccogliere i cocci di una disfatta e a cercare in fondo al sacco della propria anima l’ultimo rimasuglio di passione e di attaccamento. Tenendo staccato l’amore per il Padova che mai si spegnerà (nonostante la troppa serie C degli ultimi 30 anni e nonostante uno stadio incapace di risvegliare qualunque tipo di sussulto emotivo positivo) dal risentimento che è maturato in questi mesi nei confronti della società. Società che, di fronte all’ennesimo fallimento, ha precise responsabilità: son capaci tutti di fare 13 al Totocalcio con la Gazzetta del lunedì in mano e del senno di poi sono piene le fosse, è vero, ma i dirigenti e il direttore sportivo non possono non mettersi a questo punto una mano sulla coscienza. Perché non può più reggere, da sola, la storia che nel 2021 col Perugia in campionato e ad Alessandria in finale abbiamo avuto solo sfortuna, che due anni fa abbiamo beccato il SudTirol dei miracoli e dei soli 9 gol presi in campionato, che l’anno scorso non ci hanno dato un rigore, seppur sacrosanto, contro la Virtus Verona nel secondo turno preliminare e che quest’anno il Mantova non doveva nemmeno essere in C perché retrocesso e riammesso solo all’ultimo e ha fatto un campionato strepitoso contro ogni previsione.

La fortuna uno se la deve anche andare a cercare e una società deve imparare a programmare, evitando di dover intervenire sempre strada facendo. L’esonero di Torrente a tre giornate dalla fine non ha avuto alcun senso. Comprare 5 giocatori a gennaio, con caratteristiche diverse da quelle che servivano per dare continuità al lavoro fatto fino a quel momento, è servito ancora meno perché hanno costretto l’allenatore a cambiare il modulo e a privarsi di chi, fino a quel momento, ce lo aveva portato il Padova al secondo posto in classifica.

Gli equilibri all’interno di uno spogliatoio sono delicati: ci vogliono mesi per crearli, basta una singola azione sbagliata per far crollare tutto. Il filo è sottile, sottilissimo. Dopo di che, appena visto l’avversario dei quarti, la sensazione è stata subito quella che sarebbe stata durissima più che con l’Avellino e il Catania. Il Vicenza era in fiducia e con le due vittorie dei quarti ha raggiunto i 20 risultati utili consecutivi, uno in più del Padova di Torrente nel girone d’andata. Ci voleva la perfezione assoluta per battere un avversario del genere, non il Padova visto al Menti, reduce peraltro da 24 giorni passati in isolamento assoluto e non a respirare la città per caricarsi in vista del rush finale.

Direttore se ci sei batti un colpo. Nel frattempo ai tifosi non resta che continuare ad amare la maglia in modo da farla sembrare l’immagine del bambino che c’è il loro. E’ l’unico modo umano per sopravvivere in una categoria che da troppi anni ci sta stretta ma rappresenta purtroppo la triste realtà del presente".

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