Padova calcio di Martina Moscato , 09/07/2024 14:09

VIDEO | L'estate bollente del Padova: la società deve scendere in mezzo ai tifosi. L'analisi

Padova ammaina bandiere

Il Padova non sta vivendo la sua estate migliore. Anzi. Il clima è incandescente, i tifosi portano avanti la loro battaglia contro la società e l'amministrazione comunale attraverso la ferma intenzione di boicottare lo stadio Euganeo e quindi di non abbonarsi, la proprietà non si sente, non dice la sua, non pensa, per ora, a come affrontare questa situazione difficile e negativa. Nel mezzo c'è la squadra, che sabato 13 luglio partirà per il ritiro di Pieve di Cadore agli ordini del nuovo allenatore Matteo Andreoletti cercando di fare della prossima stagione quella giusta per il salto di categoria. 

Nel blog di Telenuovo l'analisi del momento biancoscudato. Nel VIDEO il servizio curato per il tg sportivo. 

 

"Ah, il calcio. Ah, il Padova. Quante emozioni riesce a provocare, quante cose fa sovrapporre tra mente e cuore, tra ricordi e presente tutto da vivere, tra la nostalgia di un passato glorioso e la speranza sempre forte, nonostante tutto, di un futuro migliore o meglio in un ritorno ai fasti di un periodo collocato ormai troppo indietro nel tempo. Può capitare che vinci senza meritare, che perdi dopo aver fatto 50 tiri in porta e aver tenuto il possesso palla per 70 minuti su 90. Può capitare che ti ritrovi a ridere, a piangere, a gridare e a rimanere impietrito in un silenzio irreale a distanza di pochi minuti tra uno stato d’animo e l’altro. E’ il calcio, bellezza. Così straordinariamente appassionante proprio perché imperfetto e restio a rispettare le basilari regole della razionalità. 

Ragione e intelletto zero, certo, ma qualche legge da rispettare c’è, se no si ridurrebbe tutto a 22 giovani uomini in mutande che banalmente inseguono una cosa rotonda di plastica rotolante su un prato e così non è. Per viverlo in modo così totalizzante il calcio, in particolar modo a Padova, il tifoso ha bisogno di sentirselo addosso. Di respirarlo quotidianamente come se scendesse in campo anche lui di fianco ai suoi beniamini, a dar loro pacche sulla schiena e fiato in aggiunta quando le cose non vanno benissimo e c’è bisogno dello sforzo in più per andarla a vincere. Deve sentirsi partecipe e per farlo deve identificarsi in questo e quel giocatore come fosse il suo eroe. Arriviamo al punto: soprattutto in una categoria infame come la serie C in cui la qualità dello spettacolo è quella che è, i campi in cui si va a giocare sono quello che sono (Euganeo compreso, con l’obbrobrio di una curva iniziata e finora non finita a causa di scandali, contro scandali e lungaggini burocratiche) e il sentimento popolare è quello di un Padova che in questa categoria infame non ci dovrebbe essere perché merita di più, molto di più, la società non può continuare a comportarsi senza un minimo di quell’intelligenza emotiva necessaria quando decidi di fare calcio in una piazza ferita, delusa e appesantita dai risultati che di recente spesso non sono arrivati per un inciampo nell’ultimo metro. 

L’esempio più calzante non può che riguardare Igor Radrezza, in quanto Igor Radrezza e in quanto simbolo di quel legame e di quel collante che solo un giocatore bandiera può creare con il suo pubblico, con il suo tifo. Proprio perché alla fine la tanto agognata serie B non è arrivata, le uniche emozioni vere, gli unici momenti di orgoglio puro sono stati provati in situazioni in cui il protagonista è stato proprio il numero 10 con quella sua capacità di assumersi responsabilità grandi al momento giusto, con quella sua lucida follia di voler tirare un rigore col cucchiaio davanti al muro dei tifosi del Vicenza, con quella sfrontatezza nel sottolineare sorridente, a fine partita al 'Menti': ‘Lo so che non si dice, ma ho goduto molto’. 

Abbiamo goduto tutti tanto, Igor, quel giorno, ma il Padova che ha fatto? A fine campionato ha preso questa bandiera e l’ha ammainata. Non capendo che solo partendo da emozioni come queste può sperare di mantenere alti l’umore e l’entusiasmo dell’intera truppa alla vigilia dell’ennesimo campionato in terza serie. 

Probabilmente è tardi per pensare a un possibile rientro alla base di Igor (o forse no), ma non è troppo tardi per la società per provare a capire di più i tifosi, per provare a scendere in mezzo a loro, e fare un bagno di umiltà. Forse rientrerebbe anche la questione dello sciopero degli abbonamenti. O forse no. Ma sarebbe un primo passo fondamentale per allentare la tensione a mille di quest’estate 2024 che non prelude, come tutte le sensazioni tendenti alla negatività, a nulla di buono. 

E’ il calcio, bellezza. E’ il Padova, bellezza! Patrimonio della società certo, ma soprattutto della città e dei tifosi che gli danno vita, forma, sostanza, emozioni". 

 

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