PADOVA | Un altro anno di C: le responsabilità di Massimiliano Mirabelli (nel bene e nel male)
Se l’è assunte lui, e prima o poi le dovrà affrontare. Con la proprietà, in primis, ma anche con la piazza. Massimiliano Mirabelli e una Serie B fortemente cercata, tanto da esonerare un allenatore (Torrente) artefice di un capolavoro sportivo (record di imbattibilità, secondo posto con 70 punti e statistiche tra le migliori di tutta la Serie C) e assumere con un contratto a tempo determinato un allenatore con il solo obiettivo di vincere i playoff. Persi, invece, in appena 180 minuti. “La decisione è mia e le responsabilità sono e saranno mie”: così, sintetizzando, le parole del ds del Padova lo scorso 9 aprile, il giorno della presentazione di Massimo Oddo. Ma le responsabilità di un campionato diventato in una primavera da esaltante a fallimentare partono diversi mesi prima.
IL MERCATO DI GENNAIO Opinione ampiamente condivisa dall’ambiente: il diesse biancoscudato ha rovinato il gran lavoro di calciomercato fatto nell’estate 2023 con le operazioni di gennaio 2024. Troppe, le operazioni: cinque, e tutte pesanti. Per curriculum, e ambizioni dei nuovi arrivi poi. Il loro utilizzo ha obbligato Torrente al cambio modulo: tanto più nei frenetici postumi dalla manita del Mantova all’Euganeo. E il passaggio dal 3-5-2 (scelta, tra l’altro, indirizzata dallo stesso Mirabelli la scorsa estate) al 4-3-3 degli ultimi mesi non è stata fortunata. Nei giocatori ha stravolto automatismi e minato sicurezze, in campo ha dato alterni risultati, al pubblico non ha offerto spettacolo. E in un undici titolare provato dall’affannosa rincorsa al primo posto i nuovi innesti hanno creato più scompiglio che altro. Perché, quindi, Mirabelli ha rivoluzionato un gruppo che ha steccato sì, la partita, ma che necessitava solo di qualche ritocco? Non erano quelle le richieste dello staff tecnico. Perché creare subbuglio in uno spogliatoio, che alla fine, si è naturalmente diviso? Tra vecchi e nuovi titolari, tra rinnovi di contratto mai arrivati e nuovi contratti triennali.
L’ALL IN CON ODDO E il paradosso è che il tecnico scelto per tentare di vincere i playoff ha giocato la prima gara con il 4-3-3 e la seconda con il 3-5-2. Una formazione diversa dall’altra: altro che identità, altro che nuove idee. Oddo, richiamato da Mirabelli con un coup de teatre molto da Calcio Padova, in un mese e mezzo ha portato gran poco. Nessuna traccia di innovazioni tattiche, o di armi provate per affrontare un solidissimo Vicenza: difficile da credere che Capelli, al Menti, schierato prima terzino e poi esterno d’attacco possa essere una buona idea. Ed è solo un esempio. Il campione del mondo alla vigilia del debutto ha detto di aver lavorato soprattutto dal punto di vista mentale. Aver subito due gol (fotocopia, o quasi) in apertura di primo e secondo tempo racconta molto della tenuta della squadra. Sul come sono stati incassati, su come il Padova fosse schierato, meglio soprassedere. E dopo 180 minuti con tre tiri in porta (e due pali) oltre al danno… la beffa: perché nelle dichiarazioni post Padova-Vicenza Oddo ha sottolineato come molti, del gruppo, non fossero ancora pronti a lottare in certi palcoscenici (contraddicendo tra l’altro le dichiarazioni nel giorno della sua presentazione, di quando parlò di squadra più completa di quella allenata e arrivata in finale due anni fa). Eppure, gran parte di quel gruppo Torrente lo aveva plasmato sin dal ritiro, e lo aveva portato a competere per il primo posto per gran parte del campionato. Poi, puff: svalutato in 180’, e praticamente responsabile dell’eliminazione.
METTERCI LA FACCIA E così, alla fine dei quarti di finale, è partita nuovamente la contestazione al diesse. Che agli occhi del tifoso rimane un dirigente lontano, poco interessato alla crescita dell’ambiente, responsabile di scelte che si fa fatica a comprendere. Anche perché raramente le spiega. Anche perché raramente c’è: lo si trova al campo sì, ma hanno suscitato perplessità assenze come quella della presentazione della squadra in Prato o alla cena di Natale. Mai lo si è visto ai ritrovi dei club. Eppure nella costruzione del Padova di Torrente Mirabelli aveva acquisito fiducia: tanto che la piazza, vuoi per i risultati, vuoi per l’acqua che passa sotto i ponti, alla fine, gli ha perdonato pure la manata data a un tifoso in tribuna. Ora, con la responsabilità di una svolta primaverile improvvisa che è costata un campionato, dopo il patron Oughourlian anche Padova ha la necessità di sentire la sua versione. Anche perché con un contratto fino al 2026 c’è bisogno di metterci la faccia, c'è bisogno di un nuovo progetto, c'è bisogno di una visione. Questa volta il più chiara possibile.